Rassegna Stampa – Intervista del Corriere del Mezzogiorno a Riccardo Realfonzo

Riportiamo di seguito l'intervista integrale rilasciata da Riccardo Realfonzo al Corriere del Mezzogiorno il 24 ottobre 2016
Riccardo Realfonzo
Riccardo Realfonzo

Riccardo Realfonzo, direttore scientifico e didattico della Scuola,economista e fondatore della rivista economiaepolitica.it. ha coordinato la realizzazione del primo rapporto «La competitività italian. Le imprese, i territori, le città metropolitane», proposto dalla Scuola di Governo del Territorio.

Professore Realfonzo, in che consiste
la novità del metodo di analisi della
competitività che proponete nello studio?

«La ricerca prende le mosse dalla letteratura scientifica, a partire dagli indicatori del World Economic Forum, e dalla consapevolezza che gli strumenti più utilizzati per misurare la competitività non sono privi di criticità. Essi, infatti, generalmente assumono che tutte le misure di deregolamentazione dei mercati e di taglio della spesa pubblica impattano positivamente sulla competitività. Il Rapporto della Scuola di Governo del Territorio si fonda su dati ufficiali ma evita questo tipo di ipotesi, mantenendosi su un piano di analisi oggettivo e non trascurando la dinamica locale della domanda pubblica e privata, che dà una spinta alla crescita».

In che consistono gli indicatori economici
che per la prima volta sono presi
in considerazione nel Rapporto?

«Vengono proposti due indicatori, uno relativo alla competitività dell’apparato produttivo-imprenditoriale e l’altro al
contesto territoriale in cui le imprese si trovano ad operare. Il primo indicatore si fonda su dati relativi alla dimensione delle imprese, agli investimenti in formazione, alle tecnologie utilizzate, alla produttività del lavoro. Il secondo indicatore dà conto della dimensione locale della domanda, della infrastrutturazione del territorio, dell’accessibilità al credito, della diffusione della criminalità, della qualità della pubblica amministrazione. Vi è poi un indice sintetico di competitività complessiva su base provinciale e delle città metropolitane».

La seconda novità di questo Rapporto
è che si spinge a misurare la competitività
delle città metropolitane.

«Sì, oggi questo è l’unico studio disponibile che propone un indicatore sintetico di competitività su una base territoriale
così disaggregata».

In base all’analisi macro, permane il
dualismo tra Nord, e Sud del Paese?

«Nell’arco temporale preso in considerazione dal Rapporto, il triennio 2012-2014, si evince che in termini di competitività
il dualismo Nord-Sud si è accentuato: al Nord la competitività è sensibilmente cresciuta mentre il Sud è rimasto mediamente fermo».

Lo studio però dimostra che al loro
interno Nord, Centro e Sud non sono affatto
territori omogenei.

«Il quadro territoriale si rivela molto più complesso di quanto abitualmente si pensi. Al Nord, ad esempio, alcune province
mostrano dati di competitività paragonabili a quelli del Sud. Si tratta in generale delle province liguri, ma anche il dato
di Venezia è preoccupante. Nel Mezzogiorno, si registra una situazione parecchio preoccupante ma non omogenea, con
alcune realtà che segnano progressi incoraggianti, come Foggia, Catania e Bari. In alcuni casi, traspare che il tessuto imprenditoriale meridionale ottiene risultati incoraggianti a dispetto di un territorio inospitale. Ed emerge che il Sud ha bisogno di grandi opere sul piano infrastrutturale».

Veniamo alle città metropolitane.
Milano, Bologna, Torino e Firenze presentano
performance al di sopra della
media. A quali fattori sono dovute?

«Dallo studio emergono forti divergenze negli apparati produttivi delle aree metropolitane. Milano primeggia per dimensione delle imprese, modelli di governance, produttività del lavoro. Ma anche Bologna, Torino e Firenze hanno valori superiori alla media. Spiccano i dati negativi di Reggio Calabria e soprattutto Napoli. Ma la dinamica di cui vi è meno consapevolezza riguarda Roma, la cui competitività risulta essere in caduta libera, complice una pressione fiscale locale particolarmente elevata. Sul piano del contesto territoriale diverse città del Mezzogiorno fanno meglio di Roma».

Dallo studio di questi dati, emergono
possibili rimedi per migliorare la competitività
dei territori rimasti indietro?

«Certo ed è questo l’obiettivo vero del lavoro, non certo stilare classifiche. Il Rapporto evidenzia i punti di forza e debolezza dei territori, e getta luce sul sistema di interventi infrastrutturali e sulle politiche industriali che dovrebbero guidare gli interventi centrali e le politiche di sviluppo»

14 Giugno 2019

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